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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 63
 
originale
 
63 Nam illud mirarer, si crederem, quod apud Homerum Calchantem dixisti ex passerum numero belli Troiani annos auguratum; de quoius coniectura sic apud Homerum, ut nos otiosi convertimus, loquitur Agamemnon: "Ferte, viri, et duros animo tolerate labores, auguris ut nostri Calchantis fata queamus scire ratosne habeant an vanos pectoris orsus. Namque omnes memori portentum mente retentant, qui non funestis liquerunt lumina fatis. Argolicis primum ut vestita est classibus Aulis quae Priamo cladem et Troiae pestemque ferebant, nos circum latices gelidos, fumantibus aris, aurigeris divom placantes numina tauris sub platano umbrifera, fons unde emanat aquai, vidimus immani specie tortuque draconem terribilem, Iovis ut pulsu penetraret ab ara; qui platani in ramo foliorum tegmine saeptos corripuit pullos; quos cum consumeret octo, nona super tremulo genetrix clangore volabat; cui ferus immani laniavit viscera morsu.
 
traduzione
 
63 Di quest'altra cosa, s?, mi meraviglierei, se ci credessi, cio? del fatto che, come hai ricordato, Calcante, secondo Omero, predisse il numero degli anni della guerra di Troia in base al numero dei passeri. Su quella sua profezia cos? parla Agamennone in Omero (te ne do la traduzione che ho fatto in un momento di riposo): "Non cedete, o guerrieri, e sopportate con coraggio i duri travagli, in modo che possiamo sapere se le profezie del nostro indovino Calcante abbiano una fonte d'ispirazione veridica o siano invece vane. Ch? tutti quelli che non hanno abbandonato la luce per un funesto destino serbano bene nella memoria quel portento. Appena Aulide si era ricoperta di navi argoliche, che recavano rovina e sterminio a Priamo e a Troia, noi, mentre vicino a gelide acque ci propiziavamo la volont? degli d?i col sacrificio di tori dalle corna dorate sulle are fumanti, al riparo di un platano ombroso, donde sgorgava una sorgente d'acqua, vedemmo un drago dall'aspetto feroce e dalle spire gigantesche, come se per volere di Giove uscisse da sotto l'ara. Esso gherm? degli uccellini nascosti da fitte foglie, su un ramo del platano; mentre ne divorava otto, il nono - la madre degli altri - volava l? sopra con tremule strida; e anche a lei la belva dilani? le viscere con un orrendo morso.
 

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